lunedì 21 novembre 2016

Che tu sia per me il coltello, e anch'io lo sarò per te


Ho sempre creduto che si scriva per necessità; necessità di farsi sentire, di rendere quasi tangibile il proprio groviglio interiore, che sia questo frutto di sentimenti positivi o negativi.
Difficilmente si decide di prendere foglio e matita quando dentro non si ha niente.

Soprattutto, credo che non si leggano libri così dolorosi se non si ha mai provato cosa vuol dire soffrire. Forse mi sbaglio, ma per quale motivo una persona felice dovrebbe farsi carico delle ferite altrui? Perchè dovrebbe condividerle o anche solo sfiorarle per un momento?




Ho preso in mano parecchie volte Che tu sia per me il coltello di Grossman dalla mia libreria. L'ho sempre riposto con cura, di nuovo, al suo posto, tra La signora Dalloway e Il giardino dei Finzi Contini.
Curiosa collocazione. E' stato per mesi a fare compagnia alla mia autrice preferita, insieme al libro che mi ha dato il coraggio di fare un passo avanti, come se sapesse che sarebbe stato necessario prima o poi. 

Questo libro si costruisce usando come fondamenta Lettere a Milena di Franz Kafka, autore che mi sta a cuore per mille motivi, tanto che il titolo Che tu sia per me il coltello fa riferimento alla celebre citazione kafkiana:
"[...] Che tu sia per me il coltello, con cui frugo dentro me stesso."
Inusuale nella sua forma e struttura essendo un romanzo epistolare, trae la sua forza proprio da questa sua peculiarità: una serie di lettere scritte da un uomo, Yair, ad una donna che non conosce, Myriam, con la quale inizia un rapporto basato esclusivamente sulla potenza delle parole. Un rapporto profondo, ma libero da qualsiasi vincolo. 

Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un'iniezione di verità, per dirla, finalmente, la verità. Sarei felice di poter dire a me stesso: "Con lei ho stillato verità". Sì, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello, e anch'io lo sarò per te, prometto. Un coltello affilato ma misericordioso - parola tua. Non ricordavo nemmeno che fosse lecita. Un suono così delicato e ovattato. Una parola senza pelle [...]

Strano come Grossman sia caduto su di me proprio in uno dei momenti più felici della mia vita. Ancora più curioso è come abbia potuto prendermi per mano e aiutarmi a voltarmi indietro, forse un'ultima volta. 

Yair è uno dei personaggi maschili più umani che io abbia mai incontrato. Terribilmente umano, a tratti disturbante. 
Scrive, scrive, scrive. Tutto ciò che la sua mente riesce a partorire pensando a lei e alla propria inutile e insoddisfacente vita. 

Una volta hai riso dicendo che le mie lettere sono come una matassa. Lo so, sono talmente aggrovigliato che ora, forse, non è più possibile districarmi. Non cerco nemmeno di convincerti a provare, ti chiedo solo di tenere in mano quella matassa, per un attimo, un altro mese, quanto potrai. E' una richiesta non da poco, lo so. Ma ora ti trovi alla giusta distanza tra la mia infamia e il mio orgoglio [...] e non puoi sottrarmelo. 

Non si può parlare di amore. L'amore non è solo condivisione del proprio dolore, e nemmeno aggrapparsi all'altro cercando di non annegare, questo lo so bene. 
Questo spesso mi ha fatto quasi commuovere. Sentire il disagio interiore di un uomo che cerca, annaspando, di farsi salvare da una donna che nemmeno conosce e che crede di amare.



C'è qualcosa di morboso in Yair. L'intensità della sua sfera emozionale è totalmente ingigantita, ma soprattutto il suo disagio interiore è talmente forte da insudiciare le pagine che hai tra le mani. 
Eppure io l'ho apprezzato nella sua nudità.
Forse perchè siamo stati tutti un po' Yair, oppure ne abbiamo incontrato uno, oppure lo coviamo dentro di noi. 

Probabilmente la lezione da portarsi dietro è questa: non sempre bisogna cercare di cancellare alla rinfusa ciò che è stato. Vero, sarebbe molto più liberatorio rimarginare le ferite che ci cristallizzano nel passato, ma sarebbe senz'altro più doloroso perdere per sempre una parte della propria vita.
I legami vanno al di là della carne.  

Come hai scritto? "Per aiutarci l'un l'altro a essere tutto quello e tutti colore che siamo.

C'è molto di più nelle relazioni interpersonali; le parole rimangono, quelle che diventano inchiostro sulla carta oppure che vibrano nell'aria diventando suono. 
Sono quelle che contano. 

Quindi, scrivete, date voce a quello che avete dentro e non vergognatevene, ma soprattutto date valore a ciò che provate, sempre

Claudia 

La colonna sonora della mia lettura:
Bella Notte di Ludovico Einaudi 
Space Oddity di David Bowie
Winter Bird di Aurora

4 commenti:

  1. Complimenti ne hai parlato con un estrema delicatezza.
    Ho questo libro in ebook da un sacco ma, come te, ogni volta lo guardo e poi lo lascio lì, lo temo un po'. Sembra davvero bello, intenso.
    Mi piace la colonna sonora che hai scelto :)

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    1. Ciao Viola :)
      E' un libro senz'altro impegnativo a livello emozionale. Come per ogni libro, credo esista un momento giusto per ognuno di noi.
      Arriverà anche il tuo, e potrai assaporarlo parola per parola.
      Un abbraccio

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  2. L'ho letto un po' di anni fa e l'ho adorato.
    Un po' come tutti gli altri libri di Grossman che ho letto.

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    1. Io per ora mi sono fermata a questo :)
      Sicuramente vorrei leggere altro di Grossman. Cosa mi consigli?
      Un abbraccio

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